Per vincere anche questa volta, per non fare un passo indietro
Ora ditemi se noi dobbiamo aver paura? Parlo a nome del Turismo in Romagna e, in particolare, di Rimini, capitale della Riviera. Ce la faremo, ci si chiede, a riprendere il nostro cammino dopo tutti i danni – e le tragedie – provocati dalla pandemia? Per dare una risposta completa ed attendibile bisognerebbe anche conoscere la storia della nostra città; una storia neppure antica, risalente a poco più di settantanni fa, quando il suo centro storico – ma non solo quello – fu totalmente stravolto dagli eventi bellici della seconda guerra mondiale. I Bombardamenti iniziarono il 1° novembre 1943 e proseguirono fino al settembre 1944: furono attacchi incessanti volti a distruggere un importantissimo e strategico nodo stradale e ferroviario. Una Rimini distrutta all’80%, in una proporzione che trova riscontro solo in poche città europee. “Interi quartieri prospicienti il mare furono distrutti; case e beni immobili requisiti per essere abbattuti e far posto a fortificazioni e a campi minati. La zona costiera della Romagna, da Bellaria a Cattolica, fu militarizzata; parte della linea di costa modificata per erigere fortificazioni. Per far posto alle difese militari furono sgomberate e distrutte intere aree da case, alberghi ed alberi”.
Vittime, fame e disoccupazione. Eppure, dopo due o tre stagioni, nell’immediato dopoguerra, il Turismo rifiorì alla grande. Ascoltate cosa scrisse il Prefetto di Forlì in un suo rapporto mensile, nel luglio del 1949:
“La stagione balneare è in pieno sviluppo in tutte le località della riviera romagnola da Cesenatico a Cattolica. L’afflusso dei forestieri è rilevante: nel corrente mese si sono avute un milione duecentomila presenze, tra le quali 150.000 sono di stranieri. L’attrezzatura alberghiera è stata quasi ovunque a livello prebellico… Attualmente sono in funzione 115 alberghi, 410 pensioni e 86 locande. Di questi: 13 alberghi, 134 pensioni e 60 locande sono stati aperti la prima volta questa stagione…”
Una collettività che ha saputo rinascere da una tragedia immane come quella della guerra mondiale, ricostruendo case e alberghi con le proprie forze… e con molte cambiali (non c’erano allora i prestiti dall’Europa!), troverà certamente, ora la spinta, dentro di sé, per far ripartire completamente la nostra grande ‘macchina dell’accoglienza’. Ce lo siamo promessi: vinceremo anche questa volta, non faremo un passo indietro, cercheremo di assicurare il lavoro a tutti i dipendenti, confermeremo tutti contratti: con gli albergatori, con le aziende di trasporto, con gli stabilimenti balneari, con i locali pubblici…
Una promessa, una scommessa, oltretutto doverosa nei confronti delle generazioni che in quel verodopoguerra seppero impegnarsi fino in fondo.
Giovannino Montanari