[Foto di Christoph Wolf]
Una Venezia lontana 6.000 chilometri
Tra le mete più famose della nostra penisola, con la capacità di attirare milioni di turisti ogni anno, vi è l’antica città di Venezia; città lagunare ambasciatrice dell’Italia nel mondo. È innegabile, quando pensiamo a una città costruita interamente sull’acqua la nostra mente ci porta subito a Venezia. La sua caratteristica rete di canali, le sue gondole e la distintiva architettura la rendono riconoscibile a chiunque. Perché, quindi, si sente parlare di “Venezia Africana“?
La Storia di Venezia è intrecciata allo sviluppo del commercio Europeo, fungendo da punto di approdo per merci europee e mediorientali. Con il passare del tempo e il rafforzarsi della sua posizione egemonica sull’Adriatico (e non solo), i porti di Venezia si svilupparno ed espansero divenendo così il centro culturale e commerciale che oggi ben conosciamo.
Sarebbe, però, errato pensare che Venezia sia stato l’unico tentativo riuscito di sviluppare un’intera città su un’area lagunare. A ben seimila chilometri di distanza, sulle coste occidentali dell’Africa, sorge il villaggio di Ganvié, definita da molti la “Venezia Africana”. Ganvié, villaggio dello stato del Benin, sorge sul lago Nokoué. È una delle più importanti città lacustri dell’Africa occidentale e il suo soprannome di Venezia Africana la sta rendendo una meta turistica sempre più ambita. Pur condividendo con Venezia la presenza di una rete di canali che funge da preferenziale (e in questo caso unico) mezzo di spostamento, la sua fondazione ha origini ben diverse.
La storia di Ganvié: la Venezia Africana
Nel XVIII secolo, l’Africa era la prima fonte di schiavi per il nuovo continente. Una buona parte di schiavi proveniva proprio dalla regione dell’attuale Benin, al tempo controllato dal regno africano di Dahomey. I guerrieri dahomey, i quali razziavano altre popolazione africane della regione al fine di catturare nuovi schiavi per le economie europee coloniali, spinsero la popolazione dei Tofinu a fondare un villaggio di pescatori all’interno di un lago. La costruzione di un villaggio sull’acqua non era dovuta a una strategia commerciale o militare, ma a una motivazione strettamente religiosa: infatti, la religione dei re del regno di Dahomey prevedeva il tabù dell’acqua; i suoi guerrieri non potevano spingersi nel lago per catturare prigionieri. Non a caso, Gavié significa “comunità che ha trovato finalmente la pace”.
Il lussureggiante continente africano è, purtroppo, molto lontano, ma abbiamo la fortuna di poterci godere la spettacolare Venezia made in Italy.
Nicola Tomelli